La sfida della transizione energetica va affrontata entro dieci anni. Parola di Nobel per la fisica. Fortunatamente la scienza e la tecnologia si evolvono per offrirci soluzioni che rendano più semplice modificare le proprie abitudini.
“Tutti facciamo fatica a prendere atto di cattive notizie che ci impongono di cambiare le nostre abitudini di vita. Ma c’è anche una buona notizia: che le tecnologie evolvono e quindi potrebbe non essere necessario fare cambiamenti radicali per interrompere il cambiamento climatico”.
Un futuro di luci e ombre, quello delineato dal Premio Nobel per la fisica Steven Chu, ex Segretario all’energia nell’amministrazione Obama e da poco nominato da papa Francesco nella Pontificia Accademia delle Scienze.
Uno scenario nel quale conterà tantissimo l’azione dei singoli.
“È una sfida che dobbiamo provare a vincere entro un decennio. Potremmo non farcela, ma vale la pena tentare”.
Un impegno incessante come divulgatore
Lo scienziato, pur settantenne, non cessa la sua missione di divulgatore e ispiratore in giro per il mondo. E la sua attività di motivatore ambientale lo ha portato anche in Italia: è appena stato a Verona, dove ha partecipato a un talk organizzato dalla multiutility Asgm.
Anzi, ha dichiarato in un’intervista a Wired (raccolta in quell'occasione) che sta vivendo una fase di conflitto con sé stesso:
“Vorrei fare nuova ricerca sulle batterie elettriche e in ambito biologico – ha dichiarato Chu - con applicazioni anche in medicina, ma voglio anche parlare di cambiamento climatico e puntare su energia e ambiente. Pur non avendo più un ruolo governativo, voglio continuare a dare consigli, alle persone che li chiedono così come a quelle che non lo fanno”.
E il principale dei suoi consigli riguarda proprio la transizione energetica dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili.
“Tutte le maggiori compagnie petrolifere statunitensi – ha assicurato Chu al quotidiano Avvenire - stanno riconoscendo la gravità del cambiamento climatico e si preparano a uscire dal settore in circa mezzo secolo”.
Come si sta muovendo la politica: l'esempio della Cina
Ma anche l’interesse politico è in aumento, per lo meno in alcuni Paesi.
“Credo che la Cina sia un esempio emblematico della fase attuale – ha commentato il premo Nobel a Wired - ha tecnologie virtuose perché produce turbine che pompano acqua grazie all’effetto del vento, con un’efficienza dell’85%. Perché lo fanno? Da un lato sanno che il cambiamento climatico sarà molto grave e problematico per la loro gente. Ma mentre capiscono come fare per combatterlo, stanno anche diventando leader di un mercato”.
Negli Stati Uniti, avanti a macchia di leopardo
Purtroppo, non tutti vedono ancora la correlazione stretta che esiste tra il cambiamento climatico e le fonti energetiche fossili, ormai accertata negli ambienti scientifici ed economici. Ma, a quanto pare, non in quelli politici.
“Se Obama puntava sull’aumento delle auto elettriche, la nuova amministrazione ha rallentato – di molto – l’abbandono dei combustibili fossili. Ci sono però anche ottimi esempi, sempre negli Stati Uniti: in California esistono iniziative che hanno portato la quota di energia pulita al 35%, e c’è l’obiettivo di superare il 50% già nel 2020. E non è solo un’iniziativa simbolica, perché l’economia californiana è la quinta al mondo, superiore a quella del Regno Unito”.
E lo sa bene Steven Chu, che in California risiede.
“Il messaggio fondamentale che vorrei trasmettere è che la scienza e la tecnologia rendono lo scenario migliore. L’opportunità dell’energia solare la vediamo già, ma a livello globale sta guadagnando molto terremo anche l’eolico”.
Lo stesso Steven Chu, parallelamente alla sua attività di conferenziere, sta lavorando allo sviluppo di batterie per le autovetture che percorrono 500 km ma richiedono una carica molto più rapida, paragonabile a quella che permette oggi di percorrerne 200.
“Supponiamo che presto sia possibile acquistare un’autovettura con 20mila euro che permetta di percorrere 400 chilometri con un tempo di carica molto basso e che richieda bassissimi costi di manutenzione – ipotizza Chu -. Potremmo aiutare il pianeta senza sacrificarci poi tanto”.
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