Secondo gli esperti, in Italia stiamo rinunciando a puntare sullo sviluppo di uno dei settori a più alto potenziale occupazionale.
Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Irena – l’International renewable energy agency – i posti di lavoro creati nell’ambito delle energie rinnovabili nel mondo sono cresciuti ulteriormente nel corso dell’ultimo anno, arrivando a riguardare a fine 2016 circa 9,8 milioni di persone.
A livello internazionale la quota maggiore di occupati nel settore si trova in Cina, con 3,643 milioni di persone impiegate nella green economy delle rinnovabili; a seguire l’Europa (1,163 milioni di occupati, localizzati soprattutto in Germania), il Brasile (876mila occupati) gli Usa (777mila occupati, mentre l’industria del carbone ne occupa oggi 55mila contro i 174mila di 30 anni fa).
Posti di lavoro nelle rinnovabili: una crescita incredibile a livello globale
Si tratta di una crescita incredibile, a livello globale: un salto del +37% in neanche 5 anni, considerando che nel 2012 gli occupati nel settore delle rinnovabili erano 7,14 milioni.
E l’Italia? Come si evince dalla classifica Irena, il nostro Paese – anche per le oggettive dimensioni demografiche – non rientra sul podio, sebbene ricompreso nella “virtuosa” Europa. Scendendo a un maggiore livello di dettaglio emergono però purtroppo le enormi opportunità che non abbiamo saputo cogliere negli ultimi anni.
Secondo i dati di EurObserver l’occupazione nelle rinnovabili in Italia è addirittura diminuita da 121.850 occupati nel 2011 a 97.100 nel 2015, un meno 20%.
Secondo alcuni, da qualche anno in Italia la crescita delle rinnovabili è ridotta ai minimi termini perché nel settore elettrico avremmo già investito una quota notevole di incentivi e negli altri settori (termico e biocarburanti) dovremmo procedere con prudenza.
Tutto questo però mentre, ricordiamo, il mondo dell’energia pulita avanzava del 37%. Le rinnovabili sono sempre più competitive, il mondo corre e, con minimi incentivi, consentono di ottenere vantaggi non solo ambientali, ma tecnologici e occupazionali.
In Italia rischiamo il paradosso di aver utilizzato incentivi abbondanti quando le rinnovabili erano più care e oggi, che sono più competitive, di perdere il treno, rinunciando di puntare con la necessaria determinazione sullo sviluppo di uno dei settori a più alto potenziale occupazionale.
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