Le colpe dei combustibili fossili su clima e riscaldamento globale

Per spiegare il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici, gli scettici adducono le cause naturali.

Per spiegare il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici, gli scettici adducono le cause naturali. Ecco i dati oceanografici Noaa e climatici Nasa e Ipcc che tengono conto di tutti i fattori, naturali e industriali, sul ruolo dei combustibili fossili.

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L'agosto più caldo degli ultimi 136 anni, ovvero del periodo in cui si hanno registrazioni moderne delle temperature terrestri, è stato quello del 2016, secondo gli scienziati della Nasa.

È il sedicesimo mese consecutivo di mesi più caldi della storia della meteorologia, indizio quasi certo che il 2016 sarà l’anno più caldo a memoria di termometro. Lo era già stato il 2015. E di quanto lo era stato rispetto al 2014 fa ancor più spavento. I 15 anni più caldi dell’ultimo secolo e mezzo si registrano negli ultimi venti.

La maggior parte degli incrementi della temperatura media della superficie terrestre si osservano a partire dal 1950. Questo aumento medio globale è attribuibile alla concentrazione atmosferica dei gas serra, computati in CO2, dunque in conseguenza dell'attività umana, in particolare della generazione di energia per mezzo di combustibili fossili e della deforestazione. La concentrazione di CO2 e metano ha registrato un incremento rispettivamente del 38% e del 152% dal 1750. Queste concentrazioni sono tra le più alte degli ultimi 650.000 anni (dato ricavato in base ai carotaggi nel ghiaccio). 

Siamo già al primo grado di aumento della temperatura media globale, quindi vicini alla soglia degli 1,5 gradi centigradi tanto temuti durante la Cop 21 che ha portato all’Accordo di Parigi.

La concentrazione di CO2 in atmosfera

La proporzione dei gas serra in atmosfera è aumentata di oltre un terzo, da quando ha preso avvio ai primi dell’800 la rivoluzione industriale. Da allora, si è cominciato a bruciare petrolio, carbone, pet coke, oli combustibili. E, da allora, la massa di tutti i ghiacciai si è dimezzata.

Gli osservatori oceanografici Scripps e Noaa a Mauna Loa (nell’Oceano Pacifico, quindi senza interferenze di gas inquinanti da incendi, fabbriche o città) nel 1956 rilevavano 290 ppm di CO2 in atmosfera. Nel 2016 siamo arrivati a 400 ppm.

L’aumento di CO2 intrappola il calore solare in atmosfera e innesca l’effetto serra, le cui conseguenze sul riscaldamento globale e i cambiamenti climatici sembrano oggi inoppugnabili.

I combustibili fossili hanno prodotto 3/4 dell'incremento di CO2 negli ultimi 20 anni

Le emissioni globali di CO2 nel 1990 erano di 21,4 miliardi di tonnellate. Nel 2015 siamo a quota 36 miliardi di tonnellate. E, per giunta, c’è pure un lasso di tempo tra emissioni di CO2 e il loro effetto: le conseguenze meteorologiche delle odierne emissioni le vedremo solo nei prossimi decenni.

L'incremento di circa 2 ppm all'anno è legato principalmente all'uso di combustibili fossili. Infine, secondo l’Ipcc Summary for Policymakers, bruciare combustibili fossili ha prodotto circa 3/4 dell'incremento di anidride carbonica negli ultimi 20 anni.

L’Ipcc, il Climate Panel dell’Onu, afferma nei suoi documenti ufficiali che è “assolutamente verosimile che l’uso dei combustibili fossili sia la causa principale del riscaldamento globale degli ultimi 50 anni”. Gran parte delle emissioni climalteranti in atmosfera derivano dai combustibili fossili, sia per uso energetico che per i trasporti, camion, navi, aerei.

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Bloomberg ha pubblicato un estensivo rapporto in cui incrocia tutti i dati della Nasa, intitolato 'Cosa veramente sta causando il riscaldamento globale', da cui risalta in modo assolutamente clamoroso il parallelismo tra il consumo di combustibili fossili, le emissioni di gas serra e l’impennata delle temperature globali in una serie storica che va dal 1880 al 2014.

Le fonti energetiche rinnovabili devono diventare l’unica fonte di energia e sostituire i combustibili fossili, principale causa del cambiamento climatico.

Luce: attivala in 4 click

Se, nonostante la riduzione dei costi che da decenni caratterizza tutti gli impianti delle energie rinnovabili, l’aumento dell’efficienza e l’introduzione di nuove tecnologie, le nuove fonti pulite non fossero sufficienti a sostenere lo stile di vita dei paesi occidentali, bisognerà nel contempo modificare le nostre case, i nostri trasporti, il nostro modo di produrre e consumare, il nostro rapporto con la natura.

Ma molti scienziati, gli enti di ricerca e tutte le organizzazioni ambientaliste concordano sul fatto che già entro il 2050 potremmo avere delle economie floride e società integralmente alimentate a energia pulita, a basso costo e rinnovabile, nonché una qualità della vita decisamente migliore, riducendo in modo decisivo le preoccupazioni sulla sicurezza dell’energia, l’inquinamento e, certo non da ultimi, i cambiamenti climatici catastrofici.